CASA MORANDO

La casa di riposo Fondazione Antonio Morando  si riconosce nei principi slow ( sobrietà, rispetto, giustezza) e fa parte della rete slow essendo dal 2012, socio  istituzionale di  Slow medicine fino al 2014. 

Firmato in data 18/09/2013 un protocollo d’intesa tra la Fondazione Antonio Morando,  casa di riposo situata in Chiavari, piazza Solari 7,  rappresentata dal Presidente Prof. Torribio Guatteri e l’Associazione I fili, nella figura del presidente Dr.ssa Rosanna Vagge.

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PER LUNGA VITA – La struttura come luogo di vita per ciascun individuo

PER LUNGA VITA – Maratona km 5: primo ristoro

PER LUNGA VITA – Maratona-km-7-5-primo-spugnaggio

PER LUNGA VITA – Maratona-km-9-sospesa-per-alluvione

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PROGETTO ARCO DELLA VITA

ARCO DELLA VITA SLOW

PREMESSA AL PROGETTO “CONDOMINIO SOLIDALE”

E’ indubbio che la questione anziani è  oggi piuttosto rilevante per i seguenti motivi:

  1. Inarrestabilità del fenomeno della senilizzazione L’incidenza della popolazione con 65 anni o più è passata dall’8,2% del censimento del 1951 al 20,3% di quello del 2011. Negli ultimi 10 anni la crescita più cospicua ha riguardato gli ultra75enni o della “quarta età”.
  1. Svolta verso la vecchiaia L’innesco dell’invecchiamento spesso coincide con eventi patologici precisi o con l’esperienza della perdita; perdita della propria efficienza fisica, degli affetti familiari o del ruolo professionale.
  1. Immaginario collettivo sull’anziano L’aumento dell’aspettativa di vita, una delle più grandi conquiste sociali di questi tempi, tende ad essere percepita come un problema. L’anziano è connotato in negativo, come improduttivo, fragile se non malato, a rischio di povertà, inutile, superato ( culturalmente) ai margini. Un paradosso se si pensa che oggi una persona che arriva all’età anziana ha più anni da vivere in salute, più risorse materiali, più istruzione ( prima generazione di anziani con titolo di studio superiore alla 5° elementare).
  1. Rapporto tra visione della vecchiaia e offerta di servizi disponibili  La visione parziale e errata della biologia dell’invecchiamento determina una connessione tra anziani e servizi ancora problematica. Se si pensa alla vecchiaia come processo immodificabile, del tutto involutivo, i servizi che ne derivano sono di tipo contenitivo e assistenziale, in grado di fornire un intervento anche illimitato nel tempo, ma omogeneo a al minor costo possibile, dal momento che non si attendono risultati. Non essendovi obiettivi da raggiungere, la valutazione individuale dei bisogni  e i relativi interventi passano  in secondo piano. Se, all’opposto, si ritiene che la vecchiaia sia una realtà  modificabile che comporta non solo processi di involuzione, ma anche processi positivi, di compenso attivo alle perdite provocate dall’età, i servizi  necessariamente assumono un  alto contenuto educativo, riabilitativo e preventivo con l’obiettivo di un ampio guadagno in autosufficienza e salute che giustifica   le risorse impiegate.  Diventa prioritario e irrinunciabile un discorso di qualità. In altre parole con questo pensiero si diversificano il più possibile le risposte in rapporto alle molteplici sfumature  delle esigenze della persona che sta invecchiando, privilegiando gli aspetti relazionali.
  1. Fiducia sociale Sembrerebbe fuori luogo parlare di fiducia in questo contesto, ma la fiducia è una cosa importante perché apre uno spazio di relazione nuovo, in cui la legge non è quella del puro egoismo in cui l’io è al centro di tutto, ma dove al centro c’è un noi. Dare fiducia apre ad una reciprocità: se io mi fido di te, tu ti puoi fidare di me ed ecco che dove prima c’è un vantaggio per uno solo, ora c’è un vantaggio per due o per molti. Se poi alziamo lo sguardo e dalle relazioni interpersonali passiamo a quelle legate alla vita sociale, ci rendiamo conto come la fiducia sia uno degli elementi più importanti che definiscono la qualità della vita in una città o in una nazione.

Nonostante la scelta di invecchiare, finché si può a casa propria, sia quella dominante, in Italia, come probabilmente nel resto del mondo, attualmente gli over65enni che non si trovino nella condizione di non autosufficienza totale non assistibile a domicilio, possono contare su una gamma piuttosto limitata di soluzioni abitative,  non tutte disponibili sul territorio nazionale, alcune solo presenti in forma sperimentale. Infatti l’abitazione ordinaria, anche se di proprietà dell’anziano ( quasi l’80% vive in casa propria o di un membro della famiglia) è spesso inadeguata ad accogliere i problemi di chi invecchia ed è necessario pensarci in tempo ( l’età giusta sarebbe intorno a 50-55 anni).  In Emilia Romagna esistono i “Centri per l’adattamento domestico CAAD” costituiti da equipe multidisciplinari ( architetti, ingegneri, assistenti sociali, tecnologi, fisioterapisti) che esaminano i problemi e suggeriscono le soluzioni in base alle esigenze individuali. Purtroppo, in Italia, le risorse pubbliche finalizzate a migliorare le abitazioni di anziani e disabili sono state introdotte solo di recente ( dopo la L. 13/89 sull’eliminazione delle barriere architettoniche) e sono  a tutt’oggi inadeguate per affrontare il problema.

Anche l’abitazione accessibile, di cui si è cominciato a parlare alla fine degli anni ’90, è attualmente stagnante, essendo l’edilizia sociale ormai priva dei finanziamenti di Stato.  Infatti l’ambizioso programma ministeriale promosso con la L21/2001, “ Alloggi in affitto per gli anziani degli anni 2000” e le oltre 100 iniziative di altrettanti comuni per realizzare alloggi accessibili,  sono finiti in un cassetto per mancanza di risorse.

All’anziano restano così ben poche soluzioni: o rimanere in casa propria assistito da un badante che è spesso una persona estranea agli affetti familiari oppure  entrare in un istituto ed accettare la vita di comunità.  Paradossalmente  entrambe le alternative hanno un costo elevato e non a tutti accessibile.

Siamo convinti che gli obiettivi di una politica pro-anziani debbano essere:

  • elevare la qualità della vita per “aggiungere vita agli anni” e mantenere il più a lungo possibile l’autosufficienza attraverso un’ampia fruizione di opportunità formative, culturali, ludico-ricreative, del turismo sociale, dello sport;
  • fronteggiare precocemente i bisogni degli anziani che altrimenti generano situazioni di povertà composite e patologie conclamate che possono richiedere l’allontanamento dall’ambiente consueto di vita e determinano un maggior costo per tutti;
  • favorire le iniziative degli anziani nei gruppi di volontariato e nell’associazionismo di promozione sociale, quali ambiti che attivano la socializzazione, la partecipazione e l’acquisizione di competenze.

E’ necessario quindi mettere in campo tutte le risorse a disposizione ed inventare un nuovo modo di affrontare l’inarrestabile invecchiamento, valorizzandone gli aspetti positivi  e privilegiando la diversità tra le persone.

Da tutto ciò nasce il progetto:

PROGETTO QUARTIERE SOLIDALE

(In collaborazione con la Fondazione Antonio Morando e  la Parrocchia di Rupinaro)

Un servizio per rilevare le problematiche e attivare relazioni di aiuto fra i bisogni degli anziani (e non solo) e le risorse sociali del territorio.
Un servizio che cerca di individuare le potenzialità residue dell’anziano e di favorire un buon livello di autonomia ed una partecipata progettualità della propria vita quotidiana,

La necessità di fornire risposte appropriate alla domanda di salute e assistenza , espressa soprattutto dagli anziani, implica l’attivazione di nuove forme assistenziali, rispetto a quelle offerte attualmente.

La letteratura disponibile sull’invecchiamento attivo:

La persona e la casa sono l’irrinunciabile della dimensione della domiciliarità di ciascuno di noi, di ogni persona. La persona abita nel suo corpo, nella sua casa, nel suo INTERO e nel suo INTORNO.
La casa cura, fa bene, fa salute. (Bottega Del Possibile Torre Pellice); «la casa rimane il luogo ideale in cui ricevere trattamenti medici, terapie o cure di riabilitazione da personale qualificato. I cittadini sarebbero disposti anche a pagare un contributo al Servizio sanitario pur di evitare il ricovero in ospedale». Maria Giulia Marini, direttore dell’area sanità della Fondazione Istud Lombardia.
“Nel loro ambiente consueto i malati cronici e non autosufficienti stanno meglio, si sentono meno soli e si allevia così anche il peso della malattia e la sofferenza – Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva —Lombardia.

Le tante modalità di intervento, le leggi, i piani regionali inducono sempre più a pensare di intervenire prima.

Arrivare preparati … cercare di essere un anziano cognitivamente e autonomamente conservato.

Si sente parlare di portierato sociale,

di custode sociale,

di badante di condominio.

La Fondazione Morando attiva sul territorio come Residenza Protetta, giornalmente riceve richieste di assistenza e di aiuto alle quali non può e non riesce a dare risposta.

La Parrocchia di Rupinaro nella quale è attivo un centro anziani, nel momento di maggior bisogno si trova costretta a non poter rispondere con azioni concrete.

L’associazione I Fili entrata in contatto con questa due realtà ha avuto modo di monitorare i bisogni, i desideri, le speranze e le paure degli anziani del quartiere,durante incontri finalizzati dal titolo “come vorrei crescere vecchio”.

L’incontro di queste tre realtà ha fatto pensare che insieme si possa dar vita al quartiere solidale.
Cosa potrebbe e vorrebbe fare il quartiere solidale.

Verifica delle forze da mettere in campo ( Strumenti, volontari ecc) dei soggetti coinvolti.
Rilevazione dei  problemi degli anziani che risiedono nel quartiere (stato di bisogno per solitudine, condizione di salute o per l’abitazione).
Ricerca delle risposte più adeguate.

Obiettivo del servizio:

Mantenere il piu’ possibile l’anziano autosufficiente presso il proprio ambiente di vita
Intercettare le situazioni di rischio e di disagio
Sorveglianza – supporto – monitoraggio delle situazioni di fragilita’
Attivare e ampliare le reti territoriali e personali dell’anziano.

Servizi erogati:

Compagnia telefonica
Visite domiciliari per compagnia
Accompagnamenti all’esterno, piccole uscite
Accompagnamenti visite mediche e\o incombenze varie ( posta, uffici ecc)
Piccola spesa
Monitoraggio, controllo per prevenire situazioni di rischio
Organizzazione settimanale di momenti di socializzazione e laboratori creativi
Aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche e collegamento con i servizi socio sanitari,
un servizio complementare rispetto all’assistenza domiciliare erogata dai Comuni
Collaborazione con il Medico

Risultati attesi

Limitare gli ingressi a carattere definitivo in strutture residenziali, legati all’insorgenza di difficoltà familiari e sociali
Ridurre i ricoveri ospedalieri e le giornate di degenza fornendo un’alternativa di cura e assistenza
Favorire l’integrazione e la condivisione di risorse umane e tecnologiche
Coinvolgere in modo attivo le reti solidali del volontariato
Attivare un monitoraggio continuo della situazione del quartiere presidiato

In breve:

Entrare in contatto con le persone più fragili, per ascoltare e rispondere

Promuovere la solidarietà intergenerazionale

Mettere in atto iniziative che contribuiscono a creare legami di solidarietà tra i cittadini e le generazioni.